Il dibattito sulla necessità di adattare il linguaggio in termini di inclusività riguarda da vicino anche il settore delle traduzioni. Mai come nell’ultimo periodo si è profilato all’orizzonte il bisogno che i professionisti della traduzione e dell’interpretariato siano pronti a rendere il linguaggio di destinazione inclusivo, soprattutto per quanto riguarda l’espressione del genere.

Linguaggio inclusivo: cosa è

Parlando di linguaggio inclusivo in termini generali si fa riferimento all’uso di parole, espressioni e lessico non pregiudizievole per sesso, religione, razza, età, orientamento sessuale e disabilità verso una persona o un gruppo di individui. Al momento della lettura di un testo, di qualsiasi tipo esso sia, l’utente non deve sentirsi in alcun modo escluso. Questo riguarda, ovviamente, anche l’espressione del genere: le persone di genere fluido o binario, infatti, non possono sentirsi rappresentate dal femminile o maschile normalmente usato. Lo stesso vale anche per il genere femminile che spesso viene compreso, per esempio nel riferirsi alle professioni, all’interno di quello maschile. Da questo assunto ha preso il via una riflessione molto più ampia sulla necessità di non dare rigide definizioni di genere ma di usare termini o perifrasi che facciano riferimento all’essere come individuo e al gruppo come insieme non omogeneo di individui.

Traduzione e inclusività

I traduttori e gli interpreti professionisti possono trovarsi di fronte alla richiesta di comunicare rispettando i canoni del linguaggio inclusivo. Questo può accadere in una varietà di settori diversi e in numerose tipologie di testo. Anche nei microtesti utilizzati nei siti web, per esempio, in molte lingue tra cui l’italiano stesso il genere maschile è comunemente usato in un’accezione neutra, riferendosi quindi sia a un possibile utente maschile che a uno femminile. Per evitare che questo succeda, un traduttore può fare uso di perifrasi, cambi di soggetto o di punti di vista all’interno di una frase così da offrire testi che non siano individuabili come dedicati a uno dei due generi, ma siano effettivamente neutri.

Un tema tanto delicato come quello del linguaggio inclusivo non può essere affrontato con superficialità: per un traduttore, poi, rappresenta un ulteriore livello di controllo e attenzione nel processo di traduzione oltre a quelli, già numerosi, che il lavoro richiede.

Linguaggio inclusivo ed espressione grafica

Per ovviare alla questione del riferimento a uno dei due generi sono stati adottati degli escamotage a livello grafico: si tratta, per esempio, dell’uso dell’asterisco, della “x”, del “@” oppure la schwa “ǝ” al posto delle lettere che indicano il genere di appartenenza. Una frase come “Benvenuti” si trasforma in un ben più ampio “Benvenutǝ” che non esclude, di fatto, nessun individuo. I mezzi di inclusività a livello grafico, però, non sono apprezzati da tutti: la critica che viene posta riguarda, per la maggior parte, la leggibilità del testo che li contiene. Per tale motivo chi si trova a redigere un testo oppure a tradurlo deve essere pronto, in primis, ad affrontare la sfida dell’inclusività senza avvalersi di altro che non sia la propria sensibilità e conoscenza linguistica e una buona dose di creatività.